Violenza Sessuale

30.04.2014 10:08

La violenza sessuale è, secondo la definizione del codice penale italiano, la costrizione mediante

violenza o minaccia a compiere o subire atti sessuali.

In proposito si parla comunemente anche di stupro o (nel caso abbia luogo la congiunzione carnale)

di violenza carnale.

Solo nel 1976 una sentenza della cassazione stabiliva: “commette il delitto di violenza carnale il coniuge che costringa con violenza o minaccia l’altro coniuge anche non separato, a congiunzione carnale”. Ma appena qualche anno dopo, il Tribunale di Bolzano con sentenza del 30 giugno 1982, sosteneva incredibilmente: “Qualche iniziale atto di forza o di violenza da parte dell’uomo, secondo

una diffusa concezione, non costituisce violenza vera e propria, dato che la donna, soprattutto fra la popolazione di bassa estrazione sociale e di scarso livello culturale, vuole essere conquistata anche

in maniere rudi, magari per crearsi una sorta di alibi al cedimento ai desideri dell’uomo”.

Quella contro la violenza sessuale è stata una tra le leggi che ha avuto l’iter parlamentare più difficile e lungo (quasi 20 anni) della storia d’Italia. La prima proposta di legge fu presentata nel 1977 dal Pci.

La riforma delle norme contro la violenza sessuale era stata discussa da anni

Nel 1979, infatti, venne preparata una legge di iniziativa popolare, che raccolse oltre trecentomila

firme, e che fu presentata in parlamento insieme ad altre 7 proposte di legge presentate dalle diverse

 forze politiche.
Ancora negli anni Ottanta, a classificare i reati di violenza sessuale era niente di meno che il codice Rocco d'epoca fascista, che li considerava “delitti contro la moralità pubblica e il buon costume”, dividendoli in “delitti contro la libertà sessuale” e “offese al pudore e all'onore sessuale”.

Nel 1982 la commissione giustizia della Camera approvava il testo unificato delle proposte di legge relative alla nuova disciplina penale. La violenza sessuale non ledeva più solo la moralità pubblica, ma offendeva innanzitutto la persona, violando il suo diritto fondamentale di decidere liberamente della propria vita sessuale.

Ma le opposizioni manifestate da parte del mondo cattolico bloccavano l’iter della legge e lo vincolavano ad emendamenti restrittivi. Nel 1986, intanto, il parlamento europeo approvava una risoluzione che invitava gli stati membri della comunità ad elaborare una legislazione che cancellasse la distinzione tra stupro e atti di libidine violenta, che qualificasse la violenza sessuale come delitto contro la persona, che riconoscesse come reato la violenza tra marito e moglie, che rendesse la violenza sessuale un reato perseguibile sempre d'ufficio dalle autorità pubbliche.